lunedì 14 gennaio 2008

Sacrifici umani

Dal Gazzettino di sabato 12 gennaio 2008.
"Ridotto in miseria, strangola moglie e figlio e si uccide. Dramma della disperazione a Pordenone: la famiglia rovinata dagli affari sballati del giovane e costretta a vivere ospite della Diocesi. Dopo l’ultimo assegno a vuoto il padre non ha retto alla vergogna.
Ha posto fine nel modo più tragico a una vita di umiliazioni strangolando il figlio e la moglie per poi impiccarsi nel bagno della casa d'accoglienza "Madonna Pellegrina" di Pordenone dove era costretto a vivere dopo che il suo Fabio lo aveva costretto a vendere la casa di Polcenigo e tutti i suoi beni per pagare i debiti. Giuliano Modolo, 72enne carpentiere in pensione, ha atteso che i due familiari si addormentassero e poi con un lenzuolo ha soffocato prima il figlio, 39 anni, poi la moglie Bruna, 67. I Modolo erano rientrati in Friuli negli anni '70 dopo una vita di sacrifici come emigranti in Belgio."

Ancora dal Gazzettino di sabato 12 gennaio 2008.
"Sommersi dai debiti e senza più casa, ma attaccati al proprio bisogno di decoro e rispetto tanto da rifiutare qualsiasi tipo di aiuto. È uno degli aspetti fondamentali della tragedia che ha avuto come epilogo un uomo che, prima di togliersi la vita, uccide il figlio e la moglie. Un muro di orgoglio impenetrabile al punto che, quando c'è stato il sentore che qualcuno stesse cercando una sistemazione dignitosa almeno per gli anziani genitori, Fabio non ha esitato a rivolgersi ad un legale per intimare al Comune di Polcenigo a non procedere all'assegnazione di un mini alloggio a condizioni privilegiate o addirittura in forma gratuita.
In verità Fabio, come è emerso dalle testimonianze di parenti, conoscenti e del titolare dell'albergo di Fontanafredda dove erano rimasti per alcuni mesi, aveva la necessità di poter contare sempre sul sostegno del padre Giuliano Modolo e sull'amore della mamma Bruna Piovesan. «Non muoveva un solo passo né prendeva una decisione - ricorda chi li conosceva - senza l'approvazione dei genitori».
Resta comunque un comportamento indecifrabile, visto che la colpa della situazione che si era venuta a creare pare essere tutta del ragazzo, poco propenso al lavoro, ma sempre pronto a scorazzare su auto di lusso, portando sul lastrico anche i due genitori.
In ogni caso, alla base del soggiorno alla Madonna Pellegrina c'era un'altra piccola bugia di Fabio: aveva infatti detto che si sarebbero fermati nella casa di accoglienza del capoluogo per il tempo strettamente necessario a risistemare la casa di famiglia, in pedemontana, che nella realtà era invece già stata venduta all'asta per far fronte ai debiti. I tre vivevano con la pensione del padre, cui si aggiungevano i pochi soldi che la madre guadagnava come donna delle pulizie a ore.
«Siamo addolorati e sotto choc per questa tragedia figlia dell'orgoglio e della fierezza di un uomo che, nonostante mille difficoltà e traversie economiche, non ha mai voluto chiedere aiuto e non ha accettato quello che gli veniva offerto da amici e istituzioni» dichiara il sindaco di Polcenigo , Carlo Toppani, riferendosi a Giuliano Modolo «Tutti i tentativi di garantire un supporto ai Modolo sono stati vani a causa del carattere indomito del padre, che si vergognava nel dover ricorrere a sovvenzioni pubbliche. Per questo ha venduto tutto per far fronte ai debiti, poi ha ceduto. Forse l'anziano non ha retto a quella che sembra l'ennesima pugnalata del figlio (l'assegno scoperto dato alla Diocesi, che tanto li stava aiutando in questo periodo, ndr), il quale già sembra avesse scialacquato tutti i beni di famiglia, e ha messo in atto il suo folle progetto. In realtà conclude il sindaco - c'erano anche stati dei tentativi di intervenire in maniera coatta sul giovane, per limitare la sua inclinazione allo sperpero, ma ogni volta che cercavamo di porre un rimedio, egli astutamente cambiava medico e ci costringeva a ripartire daccapo».
Una tesi condivisa dai cugini Alvise e Guido: «Era troppo buono Giuliano - hanno detto - per poter sostenere un figlio tanto difficile».Re. Po."

Dal Gazzettino di domenica 13 gennaio 2008.
"Una lettera per ringraziarlo di essere stato un ottimo marito e un buon padre. E ricordagli che non si sarebbe dovuto dimenticare di portare i fiori sulle loro tombe: «Qui è tutto tanto difficile. Addio: ci uccidiamo». Quel figlio diventato uomo in un succedersi di progetti mai portati a termine questa volta ce la stava facendo: in pigiama, come la mamma, ormai privi di sensi dopo aver ingurgitato le pasticche contro la depressione stavano morendo. Un addio che Giuliano Modolo dopo 72 anni trascorsi a faticare e sognare il traguardo del benessere per la sua famiglia non se l'è sentita di accettare. Così ha scritto anche lui a chi ormai non poteva più leggere: «Vi raggiungo».
Sono due lettere scovate dagli investigatori dei carabinieri nella stanza della morte alla Casa Madonna Pellegrina di Pordenone a scrivere una nuova sceneggiatura nel dramma della famiglia di Polcenigo e che rientrata dal Belgio in Friuli sperava di accumulare qui gli anni della serenità trovando invece solo quelli della povertà e della disperazione. «Sei sempre stato un marito fedele e un padre esemplare». Comincia così la lettera d'addio che Bruna Piovesan e Fabio Modolo avevano indirizzato a Giuliano, probabilmente poco prima di stordirsi di psicofarmaci e antidepressivi, inseguendo la morte. Non muta il risultato finale, ma la dinamica di quanto accaduto potrebbe essere perfino capovolta anche se soltanto l'autopsia, in programma per domattina all'ospedale di Pordenone, potrà stabilire se nei corpi di mamma e figlio ci fossero effettivamente quantità di medicinali tali da portarli inesorabilmente alla morte. Alla luce del messaggio di congedo terreno che i congiunti hanno rivolto a Giuliano, sembrerebbe assodato che la volontà di mollare tutto, recidendo esistenze fatte ormai di stenti, vergogna e delusione, era quantomeno partita da moglie e figlio, che in un passaggio della missiva usano termini inequivocabili. Dopo aver lasciato sul tavolino il loro addio, Bruna e Fabio potrebbero aver vuotato le tre confezioni di antidepressivi abbandonate sul comodino ed essersi stesi, uno accanto all'altro, a letto, in attesa che la morte li cogliesse. Terribile coronamento di quell'incredibile vita simbiotica che amici e parenti dei defunti non si stancano di descrivere. Un cordone ombelicale mai reciso, che sta forse alla base di tanti problemi anche psicologici del ragazzo che non si sono voluti affrontare, fino all'irreparabile.
In quella posizione, privi di conoscenza, potrebbe averli trovati il pensionato quando è rientrato nella stanza: il suo corpo infatti è stato trovato ancora vestito mentre i due familiari erano con il pigiama. A sua volta, l'uomo potrebbe aver preso carta e penna per riempire il primo pezzo di carta trovato sulla credenza. Un messaggio che sapeva benissimo che i familiari non avrebbero mai potuto leggere, ma che ha comunque voluto abbandonare lì accanto, in un ultimo, disperato tentativo di mettersi in comunicazione con loro: «Non ce la farei mai a stare qui da solo. Vi raggiungo». A quel punto, Giuliano Modolo potrebbe aver tagliato delle strisce di copriletto per appoggiarle al collo di moglie e figlio e porre fine alla loro agonia. Pochi istanti dopo, entrato in bagno ha serrato un terzo lembo di stoffa all'appendi-accappatoio vicino al lavandino e si è lasciato andare, raggiungendo l'adorata famiglia nell'aldilà. «Giuliano ha commentato ieri il cugino Alvi, uno dei pochi parenti che abita a Polcenigo - per tutta la vita ha dovuto subire le decisioni dei congiunti: era un buono, ma anche debole. Non riuscivo a credere che potesse aver trovato il coraggio per uccidere sangue del suo sangue. Adesso si spiega tutto: chi ha tanto amato può averlo costretto a seguirli in questo folle disegno». Lorenzo Padovan

Non me la sento di scrivere adesso qualcosa a proposito, è tardi, ma il fatto tocca troppo la nostra quotidianità, perciò secondo me è necessario cominciare a parlarne anche qui.

6 commenti:

luciano61 ha detto...

Sì, è una brutta storia: ma di chi è la colpa? Del caso? Del destino? Della sfortuna? O semplicemente anche i 'servizi sociali' sono in mano ai politici come le ASl e le Aziende Ospedaliere?
Manca lo 'Stato sociale' (detto anche Welfare State), ora poco di 'moda', perché si preferisce privatizzare tutto in nome del 'libero (?) mercato'.
Ormai viviamo in uno stato di continua 'emergenza', che dura decenni!
Saluti da Luciano Bubbola

rinnovamento ha detto...

In questa tragica vicenda, qualsiasi cosa si dica,si rischia di essere tacciati di "sciacallaggio politico". E' nostro dovere però porre dei quesiti all'Assessore Janna, sperando che risponda: 1) a fine dicembre il Comune di Polcenigo (C.d.P.) ha firmato l'accordo per la Convenzione istitutiva del servizio sociale (vedi post del 28 dicembre "Firmata la carta dei Servizi sociali"). Siete sicuri che la Comunità polcenighese ne avrà vantaggi od avete solo contribuito a creare un altro Ente, con relative cariche ( di cui sarebbe auspicabile conoscere i termini economici, se ci sono)?
2) nel mese di settembre (e quindi in tempi non sospetti)abbiamo inviato una lettera all'Amministrazione Comunale (A.C.) chiedendo un incontro per avere chiarimenti sulla situazione della Fondazione Bazzi (F.B.) : non ci è stato nemmeno risposto. Ora chiediamo: a) con la modifica statutaria la F.B. può intervenire nel proprio territorio (C.d.P.), vista la grossa disponibilità economica avuta con il lascito Varnier ?
b)corrisponde al vero che non vi siano più beneficiari (orfani-mutilati-invalidi di guerra) ?
Grazie per l'attenzione ( e le risposte).

ilsenatore ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
cecilia ha detto...

è brutto scrivere su questo argomento, mi sembra di impicciarmi e ferire. Ma devo proprio dirlo: sì, i servizi sociali non sono perfetti e spesso non riescono ad aiutare i veri bisognosi. Però se, come sembra, è stato il giovane a portare la famiglia sul lastrico spendendo troppo, bisogna dire un'altra cosa. Ovvero che tanti genitori sono fin troppo amorevoli e comprensivi. Non si può sostenere un figlio sempre e comunque. Uno deve capire che la vita non è chiedere soldi allo stato quando quelli che si avevano sono stati inutilmente sperperati.

luciano61 ha detto...

Lo 'sciacallaggio politico' l'hanno già compiuto i partiti, spartendosi i posti nelle Aziende Sanitarie, nelle ASL e nei Servizi Sociali (magari dando i posti ai vari 'trombati' nelle diverse elezioni locali o nazionali: è un dato di fatto).
O anche questo non è vero?
Saluti da Luciano Bubbola

al900 ha detto...

La discussione può continuare su Sacrifici umani /2, un post di sabato 19 gennaio 2008