Dal Gazzettino del 15 gennaio, un'intervista a Gian Paolo Gri, docente all’Università di Udine, che legge "l’ultimo mese di lutti scoprendo un’angoscia che ormai travolge intere famiglie"
"«Di solito è difficile dedurre da situazioni particolari aspetti generali, ma qui la serialità degli eventi è qualcosa che inquieta troppo. Queste quattro tragedie familiari, messe in fila in un pugno di settimane, chiamano in causa i grandi problemi del Friuli». Gian Paolo Gri , docente ordinario di antropologia culturale all'Università di Udine, studioso di prima grandezza e divulgatore della tradizione e dell'evoluzione sociale della sua terra, legge nell'autoaffondamento di quattro famiglie, fulmini lenti che sembrano improvvisi e sono meditati, un'evoluzione radicale della società civile locale. È probabile che una volta, nonostante la miseria e la guerra, il futuro fosse migliore, più carico di speranza. Per certo assistiamo, nell'Est del Nordest, alla materializzazione di principi che hanno reso celebre il sociologo di origine polacca Zygmunt Bauman: la nostra modernità si è fatta liquida, cioè pervasiva e insieme inattingibile. Precaria non solo quanto al posto di lavoro. E in questo modo ha reso liquida anche l'identità, perfino lo spettro della paura si è fatto liquido, spersonalizzato, globale. Per paura e per atto estremo d'amore si è ucciso e ci si è uccisi, non per impeto morale o per imperativo della dignità.
- Professor Gri , il vescovo di Pordenone Ovidio Poletto ha affermato domenica, al termine delle cresime, che si punta spesso a «livelli d'indebitamento irraggiungibili», con evidente riferimento alla deriva economica nella quale sono affogati Giuliano, Bruna e Fabio Modolo in una stanza della "Madonna Pellegrina". Ha aggiunto il rischio che non sia sufficiente la sensibilità nei confronti delle realtà personali più difficili, più marginali.
«Il vero problema sta nei valori tradizionali affievoliti rispetto all'abbondante misura di un tempo. Pensiamo al tasso di natalità del Friuli: è sempre più basso. Chi difende la forza identitaria dei friulani non fa mai i conti con realtà del genere».
- Che sia "soltanto" un problema d'involuzione demografica?
«No, è una importante con-causa. Aggiungiamo lo spopolamento, tutt'altro che arrestato, delle nostre montagne, lo sfarfallamento dei centri abitati verso sempre nuove periferie. Sono gravi elementi di debolezza, sintomi di una crisi profonda».
- Ma è una questione che non riguarda soltanto i friulani, sebbene qui e non altrove il catalogo delle tragedie familiari sia al colmo.
«Entrano in gioco aspetti caratteriali, le personalità comunitarie».
- Insomma essere friulani espone a rischi peggiori?
«Un grande antropologo britannico, Patrick Heady, è venuto a studiarci. Per la verità ha studiato i carnici e in particolare gli abitanti di Ovasta. Ne è sortito un libro importante dal titolo che spiega tutto: Il popolo duro».
- Friulani chiusi come istrici e paradossalmente, per questo, più vulnerabili?
«Il problema della chiusura caratteriale di noi friulani è una costante. La circostanza che le tragedie delle ultime settimane non siano state percepite prima, in tempo, sta a dimostrare che il disagio non si rivela, che questa chiusura è una tradizione vigorosa, che persiste».
- Un tempo arroccarsi nell'autosufficienza, in famiglia e nel Friuli, era semplicemente una bandiera. Fasìn di bessôi, dissero i friulani dopo il terremoto, quasi a non accettare - orgogliosamente - quel "mondo esterno" del quale pur avevano bisogno.
«Sì, il facciamo da soli è nel codice genetico dei friulani, come il mito del lavoro ben fatto. Ma una volta questi miti-valori venivano bilanciati da una forte rete di solidarietà. Oggi stanno saltando questi sistemi di auto-protezione, di relazioni silenziose e preziose. Così saltano anche le situazioni individuali».
- Però quella di Pordenone è stata una tragedia di origine innanzitutto economica.
«Certo, in famiglia scoppiano le emergenze economiche e i genitori non sono più in grado di gestirle. Si sono rotti i rapporti generazionali e non esiste più l'autorevolezza sui figli».
- Allora non è colpa di giornali e televisioni, che dando spazio alle cronache nere indurrebbero all'emulazione?
«Questa della cassa mediatica che provoca emulazioni è una grande sciocchezza ed era una vecchia teoria: chi vive stati psicologici e identitari labili assume ispirazione dai drammi altrui».
- Eppure i suicidi in serie si manifestano periodicamente. Questo è un fatto.
«La verità è che chi sta male, chi viene assalito dalle angosce, vede nel suicidio una fortuna».
- Una liberazione nella morte?
«È così. In Friuli è abitudine, purtroppo, misurare dati sempre più elevati sui suicidi. Accade anche per l'alcolismo, sono effetti della censura sociale. Ma oggi facciamo i conti con una novità: l'angoscia non travolge più la singola persona, ma spinge nell'abisso l'intera famiglia».
- D'accordo, tuttavia è la penuria di denaro a marcare il confine fra le situazioni gestibili e un sistema che frana.
«Parla l'esperienza quotidiana: la paura si allarga, è veramente liquida. Le richieste di aiuto si moltiplicano ogni giorno e vengono soprattutto da friulani».
- Sebbene siano gli immigrati i più esposti...
«Non è sempre vero. Dipende dall'approccio psicologico. Lo straniero-tipo che arriva da noi è giovane e carico di aspettative. Sa che dovrà affrontare un periodo duro, ma anche che alla fine può farcela. La sua è una precarietà attiva. Invece il malessere dei locali, dei friulani, è qualcosa di molto diverso: è regressivo, privo di futuro».
- Però un rimedio deve pur esistere, la situazione del Friuli non può essere un lento andare a fondo senza ritorno.
«Esiste, per fortuna. Ma non aspettiamocela dalle istituzioni. Pretendiamola da noi stessi, da ciascuno di noi. Si chiama volontariato».
- In effetti il Friuli, dal '76 in poi, ha fatto scuola nel mondo.
«Difatti. Io m'impegno in un'associazione, si chiama "Vicini di casa": siamo riusciti a mettere insieme, felicemente, friulani e immigrati. Credetemi: l'integrazione siamo noi».
- Ma il volontariato sta dimostrando di non bastare.
«Bisogna prima di tutto sburocratizzarlo, oggi fare solidarietà è una corsa a ostacoli fra costrizioni normative».
- E poi?
«E poi valorizzare tutte le forze organizzate socialmente in Friuli: penso agli Alpini, alla Protezione civile... La rete dell'ascolto va salvata e rafforzata. Non esistono alternative. Oggi, mi rendo conto, è molto difficile ricostruirla a livello dei paesi friulani: e allora dobbiamo tessere la tela su scala più ampia. Può funzionare».
- Certo che l'ultima tragedia è emblematica. La famiglia Modolo si è autodistrutta in una casa della solidarietà cristiana...
«Ecco, la religione. Siamo incapaci di recuperare un altro, decisivo valore dei friulani».
- La fede?
«La fede, sì, la potenza della fede. Siamo incapaci di trovare Dio, un Dio sempre più nascosto. Quando imbocchiamo la discesa nel buio, non lo sentiamo vicino a noi. E facciamo fatica a incontrare i buoni samaritani. Quelli veri». Maurizio Bait"
Ehi tu, figlio maggiorenne
3 mesi fa
15 commenti:
Scrivo a titolo del tutto personale. E così con questo bell'articolo ci siamo tuuti liberati la coscienza : noi friulani (ma non siamo definiti meneghei?) popolo duro e quindi difficilmente aiutabile nelle difficoltà. Così non li abbiamo aiutati perchè troppo orgogliosi, non volevano. Troppo facile e liberatorio, per la gente e soprattutto per le istituzioni. Assenti anche alla cerimonia pubblica..... il più triste ( se possibile) funerale che abbia mai visto.
"Esistono due cose infinite: l'universo e la stupidità umana. Sull'universo ho qualche dubbio che sia infinito". (Albert Einstein)
Questa celebre frase del grande fisico riassume tutte le banalità e ovvietà dette anche su quest'ultimo tragico fatto di cronaca.
Creare 'categorie' pseudo-antropologiche e/o etniche non aiuta ad affrontare drammi individuali con tante cause personali e/o sociali. Al posto di ovvietà stile 'Porta a Porta', i Servizi sociali dovrebbero essere più attivi sul territorio nazionale; ma cosa è rimasto,ora, di 'sociale' qui in Italia?
Solo chiacchere delle istituzioni politiche 'a posteriori' e così la coscienza è messa a posto...
Buona domenica da Luciano Bubbola
Ho cancellato il commento precedente, di Luciano61 perchè non ha a che fare con l'argomento di questo post. Contemporaneamente ho scritto un nuovo post su cui ho ricopiato il commento cancellato.
Invito Luciano61 a inviarmi una mail se vuole lanciare un nuovo argomento su un nuovo post, come fanno tutti gli altri (a meno che non creda di essere aldisopra delle regole, una spanna sopra chiunque altro). Queste regole non ti piacciono? Se vuoi facciamo un bel corso di formazione a scuola su come si crea e si gestisce un blog, così poi ne fai uno tutto tuo.
E adesso vado a dormire e a fare altre cose divertenti, senza purtroppo aver avuto il tempo di aggiornare il blog con cose più utili. Grazie Luciano per farmi sprecare un sacco di tempo! Grazie di cuore.
Ho eliminato due miei commenti precedenti perchè portavano fuori strada. Rispondete per favore al primo !
Ho eliminato due miei commenti precedenti perchè portavano fuori strada. Rispondete per favore al primo !
Mi si chiede di non parlare "politichese". Va benissimo, per cui pongo una serie di considerazioni e domasande chiare. AFFINCHE' TUTTO CIO' NON SI RIPETA.
1) la povertà ed il fallimento economico sono stati vissuti come vergogna dalla famiglia Modolo e come colpa loro da tutti noi. Tutto ciò è legittimo ?
2) dove sono state e cosa hanno fatto le istituzioni ? Leggasi Amministrazione - Assessore all'assistenza - Servizi sociali ? 3) Perchè non è stato proclamato il lutto cittadino ? A Tarcento per un fatto similare è stato fatto.
4) 20 €uro a notte per persona alla Madonna Pellegrina fanno circa 1800 €uro mese per una stanza a tre letti ed un piccolo bagno. Più simili ad albergatori che ad Ente di carità. Come avrebbero potuto pagare ?
5) ultima considerazione : se al posto di essere nostri concittadini fossero stati extracomunitari, avreste taciuto come state facendo ? AFFINCHE' TUTTO CIO' NON SI RIPETA.
Non penso che sia una "colpa" fallire, però penso che le istituzioni non possano fare molto se uno non chiede. La vergogna, in questo caso, un orgoglio spinto, non aiuta a migliorare la propria situazione.
Davvero pagavano così tanto all'"ente di carità"?? Se fosse vero è pazzesco, inammissibile.
Non mi pare che la gente stia tacendo su questo caso, tutt'altro. se fossero stati extracomunitari se ne sarebbe parlato ancora meno, o li si avrebbe indicati come "portatori di violenza" o simile.
Almeno, questa la mia opinione.
Cecilia, sei un'anima bella, buona e soprattutto fatalista ed assolutoria. Lascia che rispondano gli interrogati (Amministrazione -Assessore- Servizi sociali- Commissione assistenza) e pensa che i primi tre citati, per fare il loro lavoro, sono stipendiati dai cittadini.
In quanto agli extracomunitari invece io penso che il clamore sarebbe stato maggiore.
Sono perfettamente d'accordo con Cecilia, come fa qualcuno fare qualcosa se nessuno gli chiede nulla? Sia ben chiaro che non voglio togliere la soddisfazione di rispodere a "rinnovamento" da parte degli interrogati, ma nulla vieta che possa esprimere la mia opinione.
Anche io ho sentito parlare di 20 euro a testa al giorno. Per gli indigenti e' una bella sommetta! Rispondessero quelli della Madonna Pellegrina, invece, di tutti quei soldi chiesti a una famiglia in difficolta'.
Io invece penso che debbano rispondere tutti gli interrogati. Tanto sai che non lo farà nessuno.
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