Dal Gazzettino di domenica, 2 Settembre 2007
"L'utopia, Don Chisciotte contro le miserie umane. Presentato a Sesto al Reghena dall’Arlecchino errante. Una pièce comica, ma propone temi molto seri.
DON CHISCIOTTE di Bolek Polivka, con Carlo Rossi, Piero Lenardon, Valerio Bongiorno; scene e costumi Jaroslav Milfajt. In scena a Polcenigo per "L'Arlecchino errante".
Iniziato giovedì sera a Sesto al Reghena con la tradizionale proposta de "Gli abitanti di Arlecchinia", L'Arlecchino errante ha fatto tappa venerdì sera a Polcenigo , dove la compagnia Filarmonica clown ha proposto "Don Chisciotte": quello di Cervantes, ma rivisto e corretto da Bolek Polivka. Il filo conduttore del festival è l'utopia: e anche se del "Don Chisciotte" si dice che è il romanzo della follia, non c'è in fondo anche l'utopia di un mondo diverso in questo personaggio? Questo spettacolo è sicuramente comico, ma con un sottofondo molto serio: la rappresentazione, infatti, nasce all'interno di un centro di recupero come terapia per gli assistiti. Sia Cesare-Don Chisciotte che Pino-Sancho Panza hanno un passato di maniaco e di alcolista; ma anche l'assistente-terapeuta-saccente-regista-Franco (che interviene assumendo le fattezze di diversi personaggi, da Mago "Merdlino" a Dulcinea al Cavaliere del bosco), forse ha qualche problema,almeno di relazione. Ne nasce così un'esilarante azione di "teatro nel teatro", dove a quella che dovrebbe essere la rappresentazione del "Don Chisciotte" (con i personaggi caratterizzati da alcuni elementi: alti calzari per l'hidalgo, un pagliaccetto ampio e morbido per il fedele scudiero, una lunga scopa con testa di cavallo in panno per Ronzinante e così via) si intreccia la "realtà" delle prove con continue interruzioni, passaggi di atmosfere, coinvolgimento del pubblico, gag-nonsense. Alla fine è difficile riconoscere la realtà dalla finzione e ciò che emerge non è tanto la vicenda raccontata da Cervantes, ma quella di questi poveri "personaggi nei personaggi", la cui vita non sembra essere tanto allegra. Ma anche i temi più tristi vengono trattati con humour, nella convinzione che il riso sia liberatorio per tutti e che in fondo i problemi, che pur esistono, possono essere affrontati forse più facilmente con il buon umore." Nico Nanni
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3 mesi fa
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