lunedì 29 giugno 2009

Polcenighesi clandestini

Dal Gazzettino di Domenica 21 Giugno 2009, un intervento di Giovanni Zanolin, assessore alle politiche sociali del Comune di Pordenone.
Una vita di onestà e l’etichetta di clandestino.
Mio nonno paterno, di cui porto il nome, nacque a Polcenigo, nel 1881. Orfano di padre, emigrò la prima volta che non aveva neppure 10 anni, seguendo suo nonno in Austria. Lo aiutò nella posa di porfido sulle strade. A fine Ottocento non c’erano nemmeno passaporti, nonno e bisnonno viaggiarono col certificato di nascita vergato dal parroco, in italiano e tedesco! Anni fa, leggendo il libro “Storia di Tönle” di Mario Rigoni Stern, ho ritrovato quella stessa modalità: anche dall’altipiano di Asiago se ne andavano per l’Europa solo col certificato del parroco, che bastava alle guardie di frontiera dell’I.R. governo di Vienna per far passare le persone. Finito quel lavoro terribile per un fanciullo, mio nonno seguì uno zio a Parigi.
Siccome era molto educato e rispettoso, dopo aver fatto i lavori modestissimi tipici degli adolescenti, lo misero a fare il “piccolo” nell’ascensore dell’albergo in cui quel suo zio lavorava. Per regolarizzare la sua posizione ebbe però bisogno di aspettare molti anni, durante i quali lavorò e studiò prima il francese, poi l’inglese e infine il tedesco, perché per lavorare dovette spostarsi in molte località della Francia, a Londra e in Germania. Concluse la carriera da maitre in un albergo Carlton e con una dignitosa pensione che potette godersi in Italia, perché la Francia questo concedeva già alla fine della seconda guerra mondiale a quanti la maturavano, mentre noi italiani oggi prevediamo che la pensione maturata in Italia possa essere goduta solo qui, a meno che non esistano accordi diversi fra Stati. Accordi però che i nostri governi, a caccia di soldi, si guardano bene dal fare ad esempio col Ghana. Motivo per cui molti fra quelli che hanno lavorato per anni in Italia e oggi hanno perso il lavoro, ora non se la sentono di andarsene, temendo di perdere tutto quel che hanno versato.
Molti altri Zanolin di Polcenigo, durante il fascismo, se ne dovettero andare, soprattutto in Francia. Alcuni, se fossero rimasti, con le loro idee politiche, sarebbero finiti dritti in carcere, perché nello loro Patria erano “indesiderabili”, come scrive la signora Martinuzzo.
Attraversarono la frontiera come poterono e di loro, del modo con cui due in particolare sbarcarono il lunario, c’è diretta testimonianza nell’archivio della polizia politica fascista dell’epoca. Grazie al lavoro certosino di Gigi Bettoli, ho potuto leggere nelle schede le maniacali descrizioni degli spioni sulle loro frequentazioni e abitudini, i legami con altri esuli e i partiti antifascisti. Neanche si sognavano di avere documenti regolari all’inizio. Fu solo grazie alla democrazia francese che poterono trovare asilo, lavoro e regolarità, almeno fino all’invasione nazista, che li fece diventare “indesiderabili” anche in Francia. Per evitare di finire in campo di concentramento fuggirono e divennero “clandestini” fino all’8 settembre 1943. Vedete com’è facile diventare “indesiderabili”?
Ho molti parenti negli Stati Uniti, in Argentina, in Venezuela. Quelli che prima del ’29 se ne andarono negli Stati Uniti fecero quarantena in un’isola davanti a New York divenuta famosa per film e romanzi e del loro passaggio ho trovato conferma in un sito internet. E non avevano visti alla partenza, solo in rari casi qualche misero e incerto documento italiano, tra l’altro senza foto. Poi, laggiù, trovando lavoro, regolarizzandosi, alcuni hanno storpiato il cognome, talvolta modificato le date di nascita: i funzionari americani che trascrivevano gli atti non avevano capito bene e loro avevano difficoltà a leggere e scrivere. Quale miglior testimonianza del fatto che non avevano documenti? Non dissimile fu la vicenda dei miei parenti partiti per il Sud America, Paesi dei quali, fino alla seconda guerra mondiale, si andava alla scoperta, più o meno come nel far west. Regolare e irregolare erano parole che non descrivevano la loro condizione giuridica in quei Paesi, allora ancora in parte selvaggi.
Credo che la stragrandissima parte degli emigranti italiani fossero persone oneste. Penso che abbiano dato un contributo positivo alla vita dei Paesi nei quali arrivarono, spesso da clandestini e poi si regolarizzarono. E di questo percorso, dalla clandestinità alla regolarità, fatto dai miei parenti, non mi vergogno di certo. E della “indesiderabilità” di alcuni Zanolin vado fierissimo.
Penso che non tutti gli italiani abbiano dato però un contributo di onestà. Anzi, francamente quando viaggio la parola italiana più conosciuta è “mafia” e io ci resto sempre male. Ma non me la sento di dire che quelli erano siciliani, o napoletani e noi invece siamo friulani o veneti. Io sono italiano e di questo Paese porto la storia tutta intera, nel bene e nel male. E so che il bene non lo trovi solo al nord e il male non è tutto al sud d’Italia: ce li siamo spartiti equamente.
Allo stesso modo, penso che la grandissima parte degli immigrati presenti in Italia, anche quelli irregolari o che in questi giorni, perso il lavoro regolare, lo stanno diventando, siano persone oneste. Certo, esistono anche immigrati che sono criminali, irregolari o no. Vanno perseguiti come criminali, senza alcuna differenza rispetto a quelli italiani e mandati a scontare la pena nei loro Paesi, se possibile. Ma fare un collegamento certo fra irregolarità e criminalità è proprio una sciocchezza. Fino a qualche mese fa la grande parte delle posizioni irregolari, in questa provincia, era data da badanti. Sono criminali, quelle donne ucraine o moldave che ospitiamo nelle nostre case? Forza, riprendiamo a ragionare, che ne siamo capaci!
Giovanni Zanolin

9 commenti:

Luca Imperio ha detto...

Posso dire a riguardo che molti di noi vantano tra i parenti emigranti, emigranti per necessità, emigranti per disperazione. Abbiamo forse un problema di memoria molto corta, quanti dei nostri parenti sono dovuti sbarcare clandestinamente o addirittura saltare dalla nave perchè non gli era permesso attraccare. Ricordiamo che molti in Svizzera o Belgio erano equiparati ai cani. Quindi con un può di buon senso e di memoria potremmo evitare di fare i miseri omuncoli e prendere coscenza del differente, non del diverso, viviamo l'integrazione come fonte di arricchimento personale ed umano, gli immigrati non sono mica tutti dei delinquenti, fino a prova contraia in carcere la percentuale è ancora forte quella degli italiani.Sicuramente chi delinque deve essere punito, ma non servono rimpatri generalizzati, servono leggi più giuste e serve meno indifferenza da parte dell'Unita Europa, che a mio parere è un pò latitante. Il clandestino viene qui inseguito dalla fame e dalle pallottole, e vuole regolarizzarsi, vuole vivere una vita normale, mandare i figli a scuola, lavorare in regola e pregare il suo dio. Non ci vedo nulla di pericoloso.

ilsenatore ha detto...

....parole vere !!!
garantito da uno che il mondo lo ha girato in lungo e in largo ed è stato clandestino per due mesi in Pakistan nel 1983 quando il Pakistan era sotto la dittatura di
Muhammad Zia-ul-Haq.

Recentemente ho visitato anche Ellis Island, dove ho trovato tracce del passaggio di un pro zio.

Unknown ha detto...

Chi ha la fortuna di andare a New York (come è successo a me) vada a visitare l'isola di Ellis Island dove gli emigranti di tutto il mondo che arrivavano in America fino a non molti decenni fà in nave (Italiani compresi) venivano fatti sbarcare per i primi controlli.

Gli americani ne hanno fatto un bellissimo, rispettoso ed educativo museo.

Hanno conservato tutto: dalle povere valigie, agli indumenti. Dalle stoviglie utilizzate per dar loro da mangiare alle lettere che queste persone scrivevano ai loro cari a casa.

Posso assicurarvi: a vedere queste cose, cosa dovevano passare per poter andare a lavorare in America, cosa facevano loro, vi vengono le lacrime agli occhi.

Forse ad un po di persone farebbe bene una visitina in questi luoghi...tanto per imparare ed aprire gli occhi.

rinnovamento ha detto...

Ecumenici ! A quando la prima enciclica ?

ilsenatore ha detto...

già fatta !!!!

LETTERA ENCICLICA
DEUS CARITAS EST
DEL SOMMO PONTEFICE
BENEDETTO XVI
AI VESCOVI
AI PRESBITERI E AI DIACONI
ALLE PERSONE CONSACRATE
E A TUTTI I FEDELI LAICI
SULL'AMORE CRISTIANO



INTRODUZIONE

1. « Dio è amore; chi sta nell'amore dimora in Dio e Dio dimora in lui » (1 Gv 4, 16). Queste parole della Prima Lettera di Giovanni esprimono con singolare chiarezza il centro della fede cristiana: l'immagine cristiana di Dio e anche la conseguente immagine dell'uomo e del suo cammino. Inoltre, in questo stesso versetto, Giovanni ci offre per così dire una formula sintetica dell'esistenza cristiana: « Noi abbiamo riconosciuto l'amore che Dio ha per noi e vi abbiamo creduto »

P.S. naturalmente vale per TUTTI i fedeli cristiani, clandestini e padani compresi.

rinnovamento ha detto...

Quindi, "Senatore", Lei ha espresso un punto fermo ed inequivocabile : la Sua Enciclica non vale per i " non cristiani " e cioè atei, mussulmani , buddhistie via dicendo.

ilsenatore ha detto...

Egregio Rinnivamento, il commento sopra ( DEUS CARITAS EST) è una sottile ironia al suo altrettanto ironico commento.

Suvvia Rinnovamento !!!! non si formalizzi tanto.

Normalmente le “encicliche” (in parole povere le circolari del Papa) sono rivolte alle chiese cristiane di ogni specie e per loro natura escludono le altre religioni non cristiane.

ilsenatore ha detto...

.. senza ironia.

Mi piace la società “multietnica” e rispetto tutte le religioni , per contro non sopporto le deviazioni integraliste delle stesse.

Se un giorno un gruppo di mussulmani o buddisti o altri ancora, chiedessero di aprire un luogo di culto a loro spese a Polcenigo, non mi opporrei.

D'altro conto, sono contrario a tutti quei comportamenti o a prassi, presenti in ogni religione, che vanno contro il senso civico del vivere sociale e contro la libertà dell’individuo.

Ancor di più sono contrario alle interferenze della religione nella vita politica di una nazione.
Purtroppo di politici "catto-comunisti" e "catto-leghisti" ne abbiamo le istituzioni piene.

al900 ha detto...

Non si tratta di ecumenismo, si tratta solo di realismo, di politiche praticabili, di idee di persone che sono spesso a contatto con persone straniere e che cercano di conviverci senza fare o ricevere troppi casini.
Realismo contrapposto alle paure "percepite", alla costruzione della pericolosità sociale di intere etnie o di categorie di persone, ad opera soprattutto dei bollettini televisivi di regime.
Finalmente un po' di questo realismo sta rientrando anche nel governo, alcuni suoi componenti hanno chiesto la regolarizzazione degli stranieri che lavorano.
Per evitare così disastri ben maggiori se venisse approvato il ddl sicurezza così come sta: giustizia intasata da migliaia di processi per direttissima per il nuovo reato di clandestinità, famiglie con anziani che non sapranno più a chi rivolgersi, per non parlare dei drammi che ricadrebbero su migliaia di immigrati che si comportano bene ma che sarebbero criminalizzate non per quello che fanno, ma per quello che sono.