Terremoti, tre comuni sono a rischio
Terremoti, si salvi chi può. Bollino rosso per il Friuli occidentale. Se dovesse verificarsi un terremoto di una certa entità, potrebbe esserci una strage annunciata. A lanciare l’allarme sulla situazione dell’area compresa fra Sacile, Caneva, Polcenigo è il docente di geologia stutturale dell’ateneo udinese, Adriano Zanferrari che ha aperto ieri a Udine, la 4 giorni di summit dei migliori cervelli, nazionali e internazionali, specializzati nella caccia ai terremoti.
Centocinquanta esperti, provenienti anche da Zurigo, Lubiana, Helsinki, Berna, si sono scambiati le ultime informazioni sulla strategia per prevenire i danni e, prima ancora, la tragica conta dei morti. Il convegno annuale del gruppo italiano di geologia strutturale è promosso dal dipartimento di georisorse e territorio dell’ateneo di Udine. Fra venerdì e sabato i luminari dei terremoti effettueranno anche delle ricognizioni nell’area prealpina per verificare di persona le strutture geologiche locali.
Non è pronto il Friuli occidentale ad affrontare un evento sismico
di medio-alta entità. La politica è avvisata. «Gli edifici che si trovano nella parte occidentale del Friuli - afferma Zanferrari - hanno urgente bisogno di interventi che rendano antisismica l’edilizia che ha subito il terremoto di Vittorio Veneto nel 1936».
Dopo questo tragico avvenimento - continua il geologo - «si è ricostruito molto alla buona». La previsione è devastante: «Un grosso terremoto, oggi, provocherebbe tante vittime e altrettanti danni». Gli esperti mettono in guardia: «Ci si deve rendere conto dell'urgenza di investire in questi comuni a rischio. Bisogna proteggere le persone». Non è rosea la prospettiva del docente che costata come «finora siano mancati completamente gli investimenti».
La lezione del ’76 non è bastata forse? «Dopo quella data - racconta Zanferrari - tanti edifici distrutti sono stati ricostruiti in modo antisismico, in alcuni casi le strutture non saranno perfette per reggere a un altro 6 maggio in potenziale agguato; in altri casi sicuramente le strutture, se adeguatamente protette, non crolleranno.Il problema vero è dato dagli edifici storici, dagli edifici pubblici, penso alle scuole vecchie, a tante costruzioni delle nostre città, esterne all’area epicentrale del ’76, che non sono adatte a resistere ad eventi sismici rilevanti».
Tutta l’area che non risulta gravemente danneggiata dal terremoto del ’76 deve essere presa in seria considerazione per una sua rapida messa in sicurezza in previsione di futuri terremoti. Irene Giurovich
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3 mesi fa
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