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riguardanti gli abitanti ed il territorio di Polcenigo (Pordenone, Italy, EU)
venerdì 19 marzo 2010
Senza vergogna
Nel Corriere della Sera del 18 marzo 2010 è riportato un articolo di Gian Antonio Stella, che v'invito a leggere; una storia vergognosa accaduta a Vittorio Veneto.
Ecco il rinnovamento di cui tanto si parla....siamo tornati indietro di settant'anni...quando guai a dire qualcosa di diverso o contro....chi deteneva il "potere"...guai!
Il problema è che per un meccanismo che mi sfugge (interpretazione di una norma o semplicemente "consuetudine"), ma che di fatto esiste, ai politici è consentito qualsiasi insulto verso i propri avversari, perché fa parte della propaganda elettorale che è ormai perenne. A chi non riveste un ruolo politico, invece, non è consentito offendere. Questo principio è noto e regolarmente applicato. Non so se sia disciplinato da qualche norma. In questa democrazia mutilata, il potere del popolo dovrebbe essere più forte: come il popolo elegge i suoi rappresentanti, così dovrebbe poterli destituire quando ciò che commettono è contrario o comunque irrispettoso di regole condivise, anche se il mandato non è ancora scaduto. Il popolo dovrebbe disporre dunque del potere di diffida e di revoca, così come gli compete un potere di nomina. Quindi, al popolo dovrebbe essere consentito di giudicare anche in negativo e non solo in positivo (positivo è il giudizio che si esprime con il voto). Il TAR giudica gli atti, meramente nella loro forma. Nei contenuti, cioè nel rispetto del programma elettorale, non c'è nessuno preposto al giudizio, ad eccezione dei cittadini, che però devono aspettare il termine del mandato. Questo non è, secondo me, equo, perché pone i politici nella condizione di non temere il controllo costante e il giudizio del popolo.
2 commenti:
Ecco il rinnovamento di cui tanto si parla....siamo tornati indietro di settant'anni...quando guai a dire qualcosa di diverso o contro....chi deteneva il "potere"...guai!
Il problema è che per un meccanismo che mi sfugge (interpretazione di una norma o semplicemente "consuetudine"), ma che di fatto esiste, ai politici è consentito qualsiasi insulto verso i propri avversari, perché fa parte della propaganda elettorale che è ormai perenne. A chi non riveste un ruolo politico, invece, non è consentito offendere. Questo principio è noto e regolarmente applicato. Non so se sia disciplinato da qualche norma.
In questa democrazia mutilata, il potere del popolo dovrebbe essere più forte: come il popolo elegge i suoi rappresentanti, così dovrebbe poterli destituire quando ciò che commettono è contrario o comunque irrispettoso di regole condivise, anche se il mandato non è ancora scaduto. Il popolo dovrebbe disporre dunque del potere di diffida e di revoca, così come gli compete un potere di nomina. Quindi, al popolo dovrebbe essere consentito di giudicare anche in negativo e non solo in positivo (positivo è il giudizio che si esprime con il voto).
Il TAR giudica gli atti, meramente nella loro forma. Nei contenuti, cioè nel rispetto del programma elettorale, non c'è nessuno preposto al giudizio, ad eccezione dei cittadini, che però devono aspettare il termine del mandato. Questo non è, secondo me, equo, perché pone i politici nella condizione di non temere il controllo costante e il giudizio del popolo.
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