Mia mamma, Elsa Cogo, ha vissuto per 82 anni. Ha subito, come tante donne della sua generazione, una condizione femminile subordinata. La sua istruzione scolastica è stata infatti interrotta alla seconda elementare: negli anni ‘30 le donne si dovevano occupare della casa, la scuola non era necessaria.
Ha lavorato come domestica, come operaia, come contadina. Ma ha lavorato soprattutto come casalinga, si è occupata della cura dei quattro fratelli (maschi), del marito, dei figli, dei genitori, dei nipoti, degli altri familiari, acquisiti, con i quali ha convissuto dopo sposata. Era una donna di campagna, vissuta fra mucche, galline, conigli, granturco, uva, fieno.
Per moltissimi anni s’è occupata di mio papà, Andrea, che ha accudito fino alla sua morte, dieci anni fa, dopo (più di) una lunga malattia. Ed ha saputo allevare ed amare figli e nipoti. Che l’hanno circondata anche nelle sue ultime settimane di vita, quando è stata colpita dalla malattia che, nonostante una sua forte reazione iniziale, l’ha invece definitivamente abbattuta.
Era sincera, a volte fino all’imbarazzo. Era gentile, non alzava mai la voce. Nei suoi ultimi anni ha ingoiato con rigore le sue dieci medicine quotidiane. Era una donna autonoma, viveva da sola, nella vecchia casa di campagna a Cavolano, seppur vicino alla famiglia di una mia sorella (che ringrazio ancora). Curava con infinito amore e attenzione le sue piante, i suoi fiori, i suoi alberi, il suo giardino, ed anche il cagnolino dei vicini. Amore ricambiato dal rigoglio e dai colori.
Se n’è andata per sempre, anche se una parte di lei è e sarà presente nel modo di pensare, di agire, nel corpo dei suoi figli e nipoti.
Addio mamma, e soprattutto grazie, tantissime grazie.
Ehi tu, figlio maggiorenne
4 mesi fa